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IL GRIDO DELL’UCCELLO NELLA NOTTE

sola avanzo

spuntano le mie mani dalle tenebre del cielo
fuori dal simulacro tuo sguardo

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UNA PAUSA
lo spazio tra
l’indefinito del tempo
lo stroscio
che poggia nell’incorruttibile radice

una pausa
quanto una sensazione di carezza
trapunta sui fiocchi di neve delle labbra
come il tempo nello spazio...

quale luce plenilunia
nell’anticamera della notte

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Senza tracce

Le sue visite sempre contate
pochi bambini e forse due-tre adulti
Erano i soli che venivano a trovarlo
seduto in silenzio
nel cavo del suo cervello

Ma il suo sonno si destava in singhiozzi
e sgusciavan dalle finestre gemiti
aforismi

Si turbarono quella sera alla vista
della sua caligine
non s’accorsero che la sua anima
già aveva attraversato la finestra
senza tracce...

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GLI ALBERI TESTIMONIANO
il passar dell’estate

una carezza calda prolungata
sul corpo della terra

e la polvere...oh! la polvere!
attenta
a non turbare le impronte dei baci
a non spaurire la quiete delle parole

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LA SERA I GHIACCI DIVENTANO ADULTI
i lupi distendono nelle steppe la loro libertà
- ammanto sulla pianura ininterrotta –

scorrazzano nell’eccedenza dei tempi...
li invidio

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IN QUELL’ISTANTANEA ESPLOSIONE
quando il sole esce dalla matrice
il sottile bozzolo si apre al primo braggio

discendo nel corpo ad assumere la postura
del feto
nel sangue del sole

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COME POSSO DISTINGUERE LA CAREZZA
da un tramonto innevato
la differenza tra un bacio
e la nascita di un piccolo Dio

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Provocazione

Abbiamo disceso la strada in terra battuta
s’abbassava la distanza

Le mani potevano sfiorare
un orizzonte che anelava
di accarezzare i capelli, il seno
le umide gocce seguire
di un sogno che ancora si plasma
di una chimera che veglia...

Il mattino leggevamo il mare
e nella sua frescura
ci stendevamo supini
per ammaliarci di cielo!

Marmari
agosto 2002

Traduzione Crescenzio Sangiglio